Oggi, sul grande e piccolo schermo, trionfa il décolleté poco prosperoso. “Le attrici più sexy hanno due piccole cose in comune”, esordisce il quotidiano inglese The Sun facendo la AA-list, cioè l’elenco delle star con la coppa AA. E la lista è presto detta: Daisy Ridley (Star Wars),Carey Mulligan (Suffragette), Dakota Johnson (l’abbiamo vista in 50 sfumature di grigio, la vedremo in 50 sfumature di nero e in 50 sfumature di rosso), Rooney Mara (Carol), Lupita Nyong’o (12 anni schiavo e Star Wars) e Alicia Vikander (nelle foto sopra con la statuina del suo Oscar e qui sotto).
Alicia Wikander è l’esempio che vale per tutte. Vincitrice dell’Oscar con il ruolo di attrice non protagonista nel film The Danish Girl, porta una terza, coppa AA. Ha, insomma, quello che tutti chiamano “il fisico di una ballerina” (non a caso, a 15 anni studiava alla Royal Swedish Ballet School di Stoccolma per diventare una “première danseuse”, poi a causa di un infortunio ha dovuto rinunciare).
Dico “fisico di una ballerina” perché, si sa, tutte le ballerine professioniste hanno un décolleté tutt’altro che abbondante. Anche quelle di tango. Ma come, un ballo così pieno di passione e di seduzione non si sposa a un seno fiorente ed esplosivo ? Sarà perché ingombra troppo o perché il vero protagonista femminile è, piuttosto, il lato B, fatto sta che il décolleté delle ballerine non si spinge mai oltre una certa “dimensione ottimale”.
Tanto farvi un’idea, guardate – nel video qui sopra (saltate il primo minuto, se volete arrivare subito al tango) – le forme di Geraldine Rojas (che Robert Duvall volle nel film Assassination Tango). O nelle foto qui sotto, quelle di Clarisa Aragón (campionessa mondiale 2015 di tango argentino da sala) e della tedesca Nicole Nau (considerata da molti la più brava ballerina del momento).
Ma che le campionesse di tango abbiano décolleté poco ingombrante non è certo una novità. La novità è un’altra: oggi tutte le donne italiane desiderano avere un décolleté piccolo, proprio come una ballerina di tango.
Per la precisione, “più piccolo rispetto a quello che volevano qualche anno fa”, puntualizza il dott. Fabio Claudio Fasulo, medico chirurgo, specialista in microchirurgia e chirurgia plastica estetica al Kiba, istituto medico di Milano diretto da Paolo Badoer (discendente del doge veneziano Orso Badoer). Addio a forme prosperose ed esagerate, “oggi le donne sognano una terza misura e non di più”, la dimensione ottimale, cioè, di cui dicevamo poc’anzi.
Ma approfondiamo meglio questa tendenza con il dott. Fasulo che, con 27 anni di esperienza alle spalle, può dirsi un più che valido strumento per misurare desideri, esigenze e sogni che hanno come soggetto il corpo femminile.
Oggi, tra le donne c’è un ritorno al piccolo, per quanto riguarda le dimensioni del seno?
In passato le donne venivano a farsi aumentare il seno e chiedevano dalla quarta in su. Adesso, invece, vogliono una terza – una terza scarsa o una terza abbondante, ma non una misura superiore.
Mi faccia capire meglio. Chi oggi chiede la terza (e non una misura maggiore) viene da lei per una riduzione o per un aumento?
Riduzione, certo, ma soprattutto aumento – non oltre la terza, però. A chiedere una riduzione sono le sportive. Alcune campionesse – di corsa, pallavolo e nuoto – che si sono rivolte a me mi hanno spiegato che volevano correre, muoversi, nuotare con il minor peso possibile. In realtà, non si tratta di problema di “peso” – il grasso pesa poco e ridurre il seno, in termini di peso, è ben poca cosa – ma di agilità e ingombro (o di sensazione di ingombro).
Qual è la tipologia di donna che viene qui da lei a rifarsi il seno?
Tutte le tipologie, perché a ogni età c’è una motivazione diversa. La giovane di 22-24 anni ha la prima e vuole la terza scarsa. La 30enne o 40enne ha avuto un figlio e con l’allattamento il seno si è svuotato e lo vuole ripristinare. La 45enne (e oltre) vede che il seno si è sciupato con l’andare del tempo e desidera tornare ai vecchi albori. Spesso, poi, arrivano donne che hanno fatto cure dimagranti e, dopo un lungo periodo di rinunce, sono dimagrite drasticamente nei punti in cui non volevano diminuire: viso e seno. Il problema principale della dieta è che non è governabile: se lo fosse una potrebbe mangiare fino a raggiungere la misura di seno desiderata ed evitare di fare l’operazione!
La tendenza al piccolo si registra solo in Italia o anche nel resto del mondo?
Negli Stati Uniti la taglia richiesta va fuori range. La protesi media, che in questo momento usiamo in Italia, è 240 cc che, messa in un seno un po’ svuotato, equivale a una terza, una terza scarsa. Invece negli Stati Uniti è 600 o 700 cc – cioè tre volte tanto – e corrisponde alla nostra sesta o settima. Insomma, nel Paese dove tutto è grande e abbandonate, lo è anche il seno. Certo, bisogna anche tenere presente che le americane hanno una stazza molto diversa, sono più grosse, più matronali già di natura, hanno spalle enormi perché hanno nuotato al college come delle barche…
In Brasile, invece?
Mentre negli Stati Uniti, vanno il seno grande e il sedere grande, in Brasile il seno piccolo e il sedere grande. In Italia sono andati per molto tempo il seno grande e il sedere piccolo, però da un po’ di anni si è riscoperto il gusto per il seno piccolo e il sedere piccolo.
Cerchiamo di spiegare le motivazioni che ci sono dietro questa tendenza italiana. Perché il seno piccolo e non più un seno molto grande?
Perché è più insospettabile: lo fanno tutte, ma tutte negano di averlo fatto. È più elegante, piace di più anche nelle sfilate – le modelle e fotomodelle, che vengono qui da me, chiedono una terza scarsa, perché il seno grande non entra in nessun vestito delle passerelle. E poi pesa meno, quindi casca meno con il passare del tempo.
Le protesi del seno si sono modificate?
Certo, adesso sono solo protesi anatomiche, cioè a goccia, non più a forma di palloncino.
Le nuove protesi rendono il seno rifatto più simile a quello vero?
Assolutamente sì, accompagnano molto meglio la forma naturale. Non c’è più nessuno scalino nel décolleté. Tant’è che, se il lavoro è fatto bene, il seno rifatto è insospettabile alla vista, anche per un chirurgo come me. Se sorge un minimo sospetto è perché è troppo bello. Al tatto, invece, dipende. Se la paziente aveva già un buon seno per conto suo, la protesi è piccola e viene coperta dal grasso della mammella, allora è insospettabile; se, invece, il materiale di base era scarso fin dall’inizio, allora la protesi è più avvertibile. Fermo restando che la consistenza è comunque quella del seno di una giovane.
Il seno più piccolo è anche più erotico?
È senza dubbio meno materno e, quindi, più erotico, più adolescenziale, più giunco, più femmina-che-deve-ancora-sbocciare.
Quindi, dal punto di vista sessuale c’è un distacco erotico dalla figura materna?
Certo, meno seno c’è e più c’è questo distacco. Sia dalla parte della femmina sia da quella del maschio: la donna, in questo modo, non vuole più assomigliare alla madre, l’uomo così vede la sua compagna più erotica e meno finalizzata alla procreazione.
In questo seno più da “femmina-che-deve-ancora-sbocciare”, lei ci vede una connessione con la moda agender (senza genere) che sta invadendo le passerelle?
Può darsi, ma non credo troppo a queste forzature della moda, credo più nell’aspetto biologico. Il seno da “femmina-che-deve-ancora-sbocciare” è erotico e molto femminile, secondo me, non certo “senza-genere”.
Se il seno si riduce, rispetto al passato, vuol dire che il lato B acquista più attenzione?
Probabilmente sì, ma la sua dimensione rimane invariata, perché in Italia va il sedere piccolo.
Oggi una donna X viene da lei e le chiede di farle una terza di seno. Dieci anni fa una donna Y le domandava una sesta. Le motivazioni sono rimaste le stesse?
Sempre uguali: le donne si rifanno il seno per se stesse. Dico sempre questo ai mariti e alle mogli: non rifate il seno per salvare il matrimonio, perché non si salva.
Per finire, ecco una serie di scene cinematografiche, interpretate dalla Vikander, in cui protagonista indiscusso è il suo lato… AA!
Alicia Vikander ed Eddie Redmayne nel film The Danish Girl.
—————————- intervista e testo di Marianna Sax, 17 marzo 2016 —————————-