Ora pro nobis

MARTA RIZI ovvero SANT’AGNESE

Lei è la “ragazza della porta accanto” che, però, negli occhi ha un che di santo. È anche l’inseparabile amica di un agnellino, che ha chiamato A, “a” come “agnellino”, e anche “a” inizio di tutte le cose nell’alfabeto della vita. Quindi, non è un caso che sia proprio lei, Sant’Agnese (interpretata da Marta Rizi, nella foto qui sopra) a inaugurare l’entrata in scena dei quattro santi che si materializzano davanti a Paolino (Domenico Arena), nella commedia ORA PRO NOBIS di Paolo Pietroni, con la regia di Elisabetta Vicenzi . La sfida comune è quella di ritrovare Michele, il migliore amico di Paolino scomparso chissà dove.

In scena al Teatro Filodrammatici di Milano il 20,21,22 aprile 2017 alle ore 21. ESCLUSIVAMENTE su invito. Per prenotare il tuo invito manda una mail a info@teatrotango.it  scrivendo il tuo nome, la data prescelta e il numero di posti che desideri, 1 o 2.

Inutile dire che i colleghi-santi di Agnese (chiamatela semplicemente così e la farete felice) non hanno molta fiducia, anzi non ne hanno affatto, nelle sue capacità di ritrovare qualcuno che è svanito nel nulla (le scommesse, infatti, la danno a 4). Ma lei, come tutte le donne che per di più sono sante, ha i suoi assi nella manica. A cominciare dal fatto che è “maliziosa e smaliziata allo stesso tempo” (il che non guasta per carpire qualche segreto a Paolino). Modo di essere che la accomuna all’attrice che la interpreta, Marta Rizi, che come se non bastasse pare abbia un rapporto privilegiato con… la Madonna. Leggete questa intervista e ne saprete di più.

Marta, visto che nella commedia Ora Pro Nobis interpreti il ruolo di una santa, siamo curiosi di sapere il tuo rapporto con i santi nella vita reale.
Da bambina non ho avuto un grande rapporto con loro. Ritenevo che la religione fosse molto distante, quasi imbalsamata, per via del suo dogmatismo. L’aspetto spirituale della vita l’ho riscoperto da adulta. Non mi considero una persona religiosa, tantomeno cattolica, però, abbraccio la spiritualità a 360 gradi, comprendendo così anche il cristianesimo. Perciò, in questi anni ho iniziato a vedere le storie dei santi sotto una luce diversa. L’episodio che voglio raccontarti non ha a che fare propriamente con loro, ma con chi nella commedia ORA PRO NOBIS li ha mandati da Paolino: la Madonna. Una decina di anni fa, sono stata a Chartres, una città nel nord-ovest della Francia. Lì, come forse sai, c’è la bellissima cattedrale di Notre-Dame dedicata alla Madonna e, al suo interno, risplende la Notre-Dame de la Belle Verrière (Nostra Signora della Bella Vetrata, ndr), una delle meravigliose vetrate risalenti al XII-XIII secolo. Vedendo l’immagine della Madonna con il bambino illuminata dalla luce particolare di un tardo pomeriggio, ne sono rimasta folgorata. Sarà stato per la bellezza della composizione, o perché la chiesa era vuota, oppure perché il luogo, dove da secoli si onora la figura femminile, era mistico e pieno di energia, fatto sta che questa vetrata da allora mi è rimasta impressa nella memoria e non mi ha lasciato più. Ora, quando penso alla Madonna, per me è quella lì, quella che ho visto sulla vetrata di Notre-Dame a Chartres.

Il tema centrale della commedia Ora Pro Nobis è l’amicizia. Santi e amici: che cosa hanno in comune?
Gli amici, come i santi, sono coloro cui si fa appello nei momenti di difficoltà. Sono persone reali che, in alcuni casi, possono fare dei piccoli miracoli. Compaiono al momento giusto, quando nemmeno li cerchi e, però, hai bisogno di loro. Il lato provvidenziale degli amici-santi è che intervengono nel momento di necessità e ci tengono compagnia…

Dino Buzzati ha scritto un racconto sui santi, collocandoli in una fila di casette davanti all’oceano. Quando è in arrivo un nuovo santo, costruiscono una nuova casetta. Se dovessero mettere in piedi una casetta proprio per te e ti chiedessero come la vuoi, che cosa risponderesti?
Innanzitutto, spererei che la costruissero tra un bel po’ (ride, ndr), perché – si sa – i santi diventano santi quando hanno lasciato la vita terrena.

Per te, allora, e per questa domanda, faremo un’eccezione: diventerai santa in vita! Pensa bene alla tua casetta, tenendo in considerazione un elemento fondamentale: i santi sono un canale privilegiato dell’amore di Dio verso tutti i vivi, sono inondati dalla Sua grazia ma, se li guardiamo con i nostri occhi terreni, sono soli, sono single, per sempre.
Vista la premessa, metterei la mia casetta vicino a quella dei santi simpatici, perché non mi andrebbe di passare l’eternità a contemplare l’infinito da sola o, peggio, in compagnia di qualche santo insopportabile. La mia sarebbe, poi, la classica casa sull’oceano: fatta tutta di legno, con un’amaca nel patio e… una tavola da surf pronta all’uso!

Una santa che va in surf, mi sembra una visione fantastica! Credo che manchi all’iconografia cristiana. A proposito di vicini di casa, chi è il santo o la santa più simpatico/a?
Ma io, Sant’Agnese, ovviamente! Gli altri si prendono troppo sul serio, sono tutti imbalsamati, mentre io ho persino lo smalto sulle unghie…

 E quello/a più antipatico/a?
Sono tutti simpatici a loro modo…

Per una santa è bene non sbilanciarsi troppo, non dire male di nessuno, ma mettiamola in questo modo, allora: la tua casetta non sarebbe mai e poi mai vicina a quella di…?
Se proprio dovessi fare un nome, sarebbe quello di San Giovanni Damasceno, che fa un po’ il santo saccente, il santo serio. Però, dai, vogliamo bene anche a lui!

Che cosa avete in comune tu e Sant’Agnese?
Nell’aspetto fisico abbiamo molto in comune, così almeno pare: l’iconografia la rappresenta con i capelli biondi. Poi, di Santa Agnese mi piace molto il suo essere maliziosa e smaliziata allo stesso tempo. E in questo mi ci riconosco. Fa spesso battute che stuzzicano Paolino e, nel contempo, con lui ha un atteggiamento fresco e tranquillo. Inoltre, amo molto la sua leggerezza nell’affrontare le cose, ha un animo giocoso.

Qual è l’aspetto più umano di Sant’Agnese?
Lo smalto sulle unghie, ovviamente.

Come ti sei preparata per diventare una santa? Non è, certo, un ruolo di tutti i giorni…
E, infatti, da quando mi hanno dato la parte sono andata in chiesa tutti giorni… Sto scherzando, ovviamente (ride, ndr). È stato Paolo Pietroni, l’autore, ad aiutarci molto nel vestire i panni dei santi, dicendoci – ed è proprio la mia battuta – che, quando questi incontrano gli uomini mortali, si rendono simili a loro, nel modo di vestire e di parlare. In realtà, noi attori non abbiamo dovuto fare una specie di trasfigurazione o di transustanziazione. Tutti i personaggi dei santi sono concreti e ben caratterizzati, sia fisicamente sia caratterialmente, perciò non è stato difficile immedesimarsi in loro. Alla fine, perciò, diventa una questione di intenzione. Prendi il mio caso, per esempio. Io so di essere una ragazza giovane, vestita come tante, però so anche che sono una santa, sono consapevole di dare voce a qualcosa che non è solo umano.

Sei diventata più buona in questi giorni?
No, nemmeno Sant’Agnese e il suo agnellino riescono a farmi diventare più buona. Ma io, comunque, ci provo…

A prescindere da come va a finire la commedia e dal santo o santa che vincerà la scommessa, tu su chi punteresti?
Sulla Maddalena, perché è una che si sa muovere molto bene nel mondo, al contrario degli altri santi che sono un po’ più impacciati… E, poi, se le donne sono più brave a trovare le cose perdute, figuriamoci le sante!

Tanto più con l’aiuto di una musica divina: La Misa Tango di Bacalov che accompagna tutta la commedia.

In scena al Teatro Filodrammatici di Milano il 20,21,22 aprile 2017, alle ore 21 ESCLUSIVAMENTE su invito. Per prenotare il tuo invito manda una mail a info@teatrotango.it scrivendo il tuo nome, la data prescelta e il numero di posti che desideri, 1 o 2.

 

——————— Testo e intervista di Marianna Sax, 15 marzo 2017 ———————

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