Ora pro nobis

ALFREDO ROSSI ovvero SAN GIOVANNI

Con quel guanto color argento e i vestiti da professore, è di un’eleganza che illuminerebbe da sola ogni angolo del Paradiso. Per non parlare del suo sapere smisurato, che farebbe gola a tutti i serpenti dell’Eden. Vi presento San Giovanni Damasceno (alias Alfredo Rossi, nella commedia ORA PRO NOBIS di Paolo Pietroni, diretta da Elisabetta Vicenzi, in scena il 20, 21, 22 aprile al Teatro Filodrammatici di Milano. Serate esclusivamente a inviti. Prenota il tuo invito mandando una mail a info@teatrotango.it  scrivendo il tuo nome, la data prescelta, il numero dei posti, 1 oppure 2).

Mi raccomando, quando lo chiamate scandite bene le sillabe che indicano la sua provenienza (Damasco): Da-ma-sce-no. E assicuratevi di dire Da-ma-SCE-NO e non Da-ma-SCE-MO (Agostina, la mamma di Paolino, e anche qualcun altro, non si sa per quale ragione, fanno spesso questa confusione). Perché di San Giovanni si può dire tutto, ma non che sia poco intelligente (e scaltro): infatti, l’unico santo che riesce a strappare a Paolino una foto di Michele, l’amico scomparso, per farne l’identikit è proprio lui!

E chi lo interpreta sul palco, Alfredo Rossi, non è certo da meno. Soprattutto quando si appella ai santi, anche solo per un piccolo miracolo come ritrovare le chiavi di casa… che puntualmente ritrova (come potete leggere nell’intervista qui sotto).

Alfredo, ti è mai capitato di chiedere qualcosa a San Giovanni Damasceno?
A dirti la verità, San Giovanni Damasceno è un santo che conoscevo poco, almeno fino a oggi. Me ne aveva parlato un mio caro amico teologo, discutendo insieme di Siria e Medio Oriente, ma non avevo capito un granché. Poi, ho trovato un altro teologo – “un po’ più” famoso del mio amico – papa Benedetto XVI, che ha tenuto una lectio su questo santo. E lì ho iniziato a comprendere qualche cosa in più. Tornando alla tua domanda, a San Giovanni Damasceno non mi è capitato di chiedere niente, almeno per ora, ma a San Giovanni dalla barba bianca sì.

E chi è San Giovanni dalla barba bianca?
Mia nonna ripeteva come un mantra: “San Giuàn da la barba bianca, fam truà chéll ca ma manca” (San Giovanni dalla barba bianca, fammi trovare quel che mi manca). Quando perdi qualcosa e ti rivolgi a San Giovanni – quello dalla barba bianca, perché di San Giovanni ce n’è una quantità industriale – lui sicuramente ti fa ritrovare quello che hai perso. Così, quando non ricordo più dove ho messo le chiavi di casa, per esempio, tiro in ballo San Giovanni dalla barba bianca. I miei figli, da 40 anni che esistono, continuano a prendermi in giro, ma io le chiavi di casa le ho sempre ritrovate!

Che rapporto hai con i santi? Intendo nella tua vita reale.
Un rapporto alquanto strano. Da giovane sono stato in seminario per 6 mesi, quindi i santi erano intoccabili. Mi ricordo che uno di loro mi fece prendere la punizione più severa della mia vita. Ci avevano distribuito l’immaginetta di papa Pio X, allora io presi questo santino e gli feci la barba, i baffi, gli occhiali. Mi scoprì il professore e mi diedero quattro giorni da passare in quella che chiamavano “la stanza dei poveri”. Dovevo stare in ginocchio sui ceci, mentre loro venivano a portarmi e a ritirarmi il piatto di minestra.

Credi ai miracoli?
Miracoli non ne ho mai visti, nemmeno a Lourdes. Anche se lì, a dire la verità, a un “miracolino” ho assistito: mi hanno immerso nell’acqua e ne sono venuto fuori… asciutto! Ancora adesso mi domando come sia stato possibile e quale sia stato il marchingegno.

Che cosa chiederesti a San Giovanni Damasceno se comparisse davanti a te in questo momento?
Per farti capire bene la traiettoria della mia domanda, occorre fare un quadro dell’epoca in cui visse San Giovanni da Damasceno. Abitava in Siria, quando musulmani e cattolici stavano serenamente insieme, senza conflitti. Poi, a un certo punto, i musulmani iniziarono a dire che Dio non poteva essere raffigurato da un’immagine. San Giovanni allora prese le difese della religione cristiana, che invece non aveva alcun problema a rappresentare Dio. Così gli tagliarono la mano con cui additava le immagini sacre (mano che, poi, gli fu riattaccata dalla Madonna).
Detto questo, se San Giovanni Damasceno comparisse davanti a me proprio in questo momento, gli farei queste due semplici domande: 1. In che modo si può far passare oggi come possibile qualcosa che sembra impossibile, cioè la pace tra religioni diverse? 2. Come può essere che a volte basti una virgola per cambiare completamente il rapporto tra gli esseri umani? San Giovanni Damasceno è diventato santo, perciò deve per forza sapere la risposta. Perché io non riesco proprio a darne una…

Dino Buzzati ha scritto un racconto in cui dice che i santi vivono in Paradiso, in una fila di casette sull’oceano. E, quando arriva un nuovo santo, si capisce immediatamente dal fatto che viene costruita una nuova casetta. Se dovessero costruire la tua casetta, come sarebbe?
Grande o piccola non ha importanza. Sarebbe sicuramente una casetta con una camera in più, per metterci qualche ospite. Una vera camera, non una stireria o uno sgabuzzino, come siamo soliti fare oggi. E l’ospite non dovrebbe essere per forza un santo o una santa, ma di certo qualcuno di interessante, in grado di farmi compagnia e di stimolarmi la testa. Solo così potremmo dividere e condividere per davvero.

Ecco, così risolveresti la condizione perenne e un po’ triste dei santi, che sono single per sempre…
In effetti, sono un po’ soli… Al massimo c’è l’agnellino che fa compagnia a Sant’Agnese: sai che divertimento! Invece, con una cameretta per gli ospiti, qualcosina di interessante può accadere…

Nella commedia ORA PRO NOBIS c’è anche un grande discorso sull’amicizia. Che cosa hanno in comune, secondo te, santi e amici?
Di sicuro la disponibilità. I santi credono fortemente – e più degli altri – in Dio, un Dio che chiede loro comprensione e fratellanza. Per questo penso che i santi abbiano in sommo grado quello che si richiede agli amici. I santi, inoltre, sono anche quelli che ti dicono: “Io non ti giudico, però stai peccando”. Che è, poi, quello che fanno gli amici: se stai sbagliando, te lo dicono apertamente.

Chi è il santo più simpatico della commedia, escluso San Giovanni Damasceno?
Alla fine, il più simpatico, anche se più “orripilante” per iconografia, è San Bartolomeo. Ricordo di essere andato, da bambino, in Duomo, di aver visto questo santo tutto scuoiato, che teneva la sua pelle sul braccio. Mi aveva impressionato in un modo pazzesco. Nella commedia di Paolo (Pietroni, ndr) il fatto che la pelle non abbia importanza, ma che sia la tua idea a dover sopravvivere me lo ha fatto rivalutare completamente. E quel santo, che mi faceva un po’ schifo e un po’ paura, adesso mi è simpatico.

Sarà contento Oscar Vaccari, che in ORA PRO NOBIS veste i suoi panni! Invece, chi è la santa – e uso il femminile perché ormai quelle rimaste sono 2 donne – più “antipatichina”?
Alla fine della fiera, Santa Agnese. Perché tutte le sante come lei – aldilà di tutte le cose egregie che hanno fatto – sono diventate sante molto giovani senza aver avuto la possibilità di provare qualcos’altro. Per cui sono delle sante un po’ facili e un po’… “rigidine”!

Contemporaneamente all’essere diventato santo in scena, sei diventato anche più buono nella vita di tutti i giorni?
Più buono di così… (ride)! Sai che cosa si dice in milanese, no? Pussé che bun l’è un ciula… Quindi non vorrei esagerare!

Indipendentemente da quale santo vincerà la scommessa e ritroverà Michele, su quale santo o santa punteresti?
Punterei sulla Maddalena: le donne dai grandi peccati, che sono diventate sante, mi piacciono molto. Perché chi fa grandi peccati ha una grande redenzione. Spero proprio che vinca lei!

Alfredo Rossi da ragazzo ha trascorso in seminario 6 mesi. Non particolarmente affascinato dalla musica sacra, lui era appassionato al rock, al jazz, alla musica leggera, grande ballerino secondo i ricordi di Paolo Pietroni, ex direttore di Alfredo Rossi a Max (“ricordo quando lavorava nella redazione, risolveva i problemi più complicati, il più bravo di tutti”). Però sulla Misa Tango di Bacalov tace Alfredo Rossi, gli occhi lucidi per la commozione.

Ricorda di prenotare il tuo invito inviando una mail a info@teatrotango.it scrivendo il tuo nome, la data che hai scelto, il numero di posti che desideri prenotare.

 

———————– Testo e intervista di Marianna Sax, Milano 23 marzo 2017 ———————–

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