Non parla per tutta la commedia, ma è forse il personaggio più eloquente. Quando è con Laide – prostituta sfuggente e capricciosa – la carica passionale di Pablo (Davide Forini) è paragonabile, in forza e intensità, soltanto a quella erotica che ha nei confronti di Ermelina – la padrona della casa di tolleranza “che sogna un uomo vero” – e a quella conflittuale che sente con Dorigo – architetto borghese e introverso. Pablo è quello che ognuno di noi vorrebbe essere, un alter ego ideale che se ne va invisibile (ma non troppo) per il mondo.
Non vi resta che prepararvi, quindi, all’inevitabile: in UN AMORE (opera teatrale di Paolo Pietroni e Lorenzo Vigano, tratta dal romanzo di Dino Buzzati e diretta da Elisabetta Vicenzi) i sogni e le paure di chi sarà sul palco – quello del Teatro Filodrammatici di Milano, il 16. 17, 18 giugno 2016 – e di chi sarà comodamente seduto in sala verranno svelati una volta per tutte! Se non volete arrivare impreparati, leggete l’intervista a Davide Forini, alias Pablo, qui sotto…
La donna sarà pure indecifrabile, come dice Dorigo nella commedia, ma anche il tuo personaggio non scherza. Chi è Pablo esattamente?
È l’incognita della pièce teatrale. Non è chiaro se sia una figura realmente esistente o l’incubo/il sogno degli altri personaggi. Interpretando questa parte, intraprendo un viaggio nell’inconscio di chi, a mano a mano, mi trovo davanti, un viaggio nei suoi pensieri più reconditi. E quindi il mio compito è capire e sentire quello che veramente prova, per esserne l’opposto oppure lo specchio.
E, dunque, chi sei per Laide?
Laide è la mia innamorata. Per lei sono l’uomo che non ha bisogno di comprarla, di sedurla. Insieme siamo due anime che vogliono vivere e condividere un’esperienza, la vita stessa.
Per Ermelina, invece?
Per Ermelina sono il suo sogno erotico. È una donna non più giovanissima, che ha bisogno di essere ancora desiderata e presa con forza.
Infine, per Dorigo?
Sono il suo nemico, perché rappresento quello che vorrebbe essere ma non è. Il contrasto molto forte che c’è tra me e Dorigo dipende dal fatto che io sono giovane, ho un fisico più prestante ma, quel che conta di più, ho un rapporto con Laide che lui invidia molto.
Immagino che anche tu, come tutti noi e come Dorigo, abbia un Pablo che ti rimane appiccicato come un’ombra nella vita di tutti i giorni… Ce lo puoi descrivere?
Il mio Pablo personale è uno che non ha difficoltà davanti alle persone quando le conosce, che si sente libero senza sottostare ai pregiudizi che gli altri potrebbero avere nei suoi confronti. Quindi, si sente più rilassato, più se stesso anche davanti a chi è autorevole. Non ha bisogno, insomma, di essere qualcuno di diverso da quello che è.
Qual è l’elemento che ti ha messo più in difficoltà in questa commedia?
Dal punto di vista psicologico e dell’interpretazione, non ho trovato grandi difficoltà: mi hanno aiutato i vari personaggi in cui mi sono calato in precedenti produzioni teatrali e cinematografiche. Certe cose dentro di me, quindi, le avevo analizzate bene già in passato, posso dire insomma di essermi già conosciuto. L’elemento che mi ha creato più difficoltà… è il tango. Non lo avevo mai ballato prima e, per “Un amore”, in poche lezioni ho imparato passi e tecniche che normalmente si insegnano alla fine del secondo anno.
Intensità e fatica a parte, come ti sei trovato ad affacciarti al mondo del tango?
Molto bene. Ma ti dirò di più. Se avessi dovuto scegliere un ballo, tra tutti avrei scelto proprio il tango. Lo trovo molto sensuale, sprigiona una seduzione che non ha bisogno di parlare e che si nutre soltanto di sensazioni e di sguardi.
Un po’ come Pablo, che in scena non parla mai…
Esatto. Non parla mai e lavora molto con il corpo. Anche per questo è pieno di sfaccettature.
Visto che, come Pablo, hai viaggiato un bel po’ nell’inconscio degli altri, lascia che questa volta siano gli altri a fare un viaggio nel tuo. Iniziamo con le paure: qual è quella più grande?
Non mi viene in mente niente che veramente mi terrorizzi… Mi fa paura la vita che conducevo prima di trasferirmi a Milano per studiare recitazione (all’Accademia 09, ndr) e trasformare la mia passione in una professione. In un paesino in provincia di Verona dove sono nato, ho fatto il meccanico fino a 25 anni, un lavoro monotono, ripetitivo, senza stimoli. La massima evasione che potevo immaginare era andare al bar con gli amici. In quella realtà non riuscivo a essere “presente” e, per sopravvivere, copiavo l’immagine degli altri ragazzi. Poi, la svolta, ho mollato tutto e ho cambiato vita. La mia più grande paura, quindi, è perdere la libertà che allora non avevo.
E il sogno più grande?
Vivere sempre nel mondo del cinema e del teatro è il pensiero che più mi emoziona ed entusiasma, tanto che l’anno scorso ho creato, insieme a Valeria Lumaca, un’associazione teatrale, Lafell Spazio. E dato che, se un sogno è ben identificabile, è molto più probabile che si avveri, allora ho incollato sulla mia “vision board” l’ambita coppa Volpi.
I 3 ingredienti necessari per sedurre una donna?
Domanda difficile… posso svelare il quarto ingrediente: le donne sono affascinate dalla sensualità e dalla passione. A racchiuderle entrambe perfettamente è il tango, che ho conosciuto e amato grazie a questo spettacolo.
Ultima tappa del viaggio: una cosa che ti piace di te e una di cui faresti volentieri a meno?
Mi piace essere aperto al cambiamento e sentire con fiducia lo sviluppo positivo anche delle situazioni più nere. Di queste, però, farei volentieri a meno.
il tango dei 3 gatti neri che Pablo balla con Ermelina nella seconda scena di “Un amore”.
——————————— Testo e intervista di Marianna Sax, 13 giugno 2016 ———————————