Quando la sera del 19 febbraio ho saputo dalla televisione che Umberto Eco era morto, stavo per andare a letto con un libro (l’ultimo romanzo di Sveva Casati Modignani) per addormentarmi, come al solito. La lettura aiuta. Ma ho provato un senso di colpa infinito. Ho lasciato quel libro in bagno, sull’asse del WC. Mi sono precipitata nello studio, ho cercato nell’ultimo scaffale in alto Il nome della Rosa, sono quasi caduta dalla scala, per lo strazio che mi aveva attanagliata!
Ho visto il film ricavato dal romanzo almeno dieci volte. Incantata dalla storia e, lo confesso, da Sean Connery. Ma il libro, invece… Quando l’ho comperato avevo sì e no vent’anni, non sono mai riuscita a leggere più avanti della pagina 20. “Sei proprio una bestia, cara la mia Rosa”, mi sono detta la sera del 19 febbraio. Perché io mi chiamo Rosa, tra l’altro, e ci avevo fantasticato sopra, insieme alle mie amiche, una dozzina, tutte iscritte all’università, facoltà di Lettere antiche o moderne, anche loro con il libro uscito di fresco, anche loro incapaci di superare le prime pagine. E mi prendevano anche in giro, sapendo quanto fossi incantata da Sean Connery, il suo poster nella mia camera da letto.
Una continuava a farmi la stessa domanda: “Rosa, sei riuscita a trovare il sistema per farti fare un autografo da Connery?”, e poi: “Rosa se lo incontri, magari lui divorzia da quella specie di nana che fa la pittrice e tu sei dieci volte più bella di lei e sei più alta di lei, venti centimetri almeno!”, “Rosa, quando incontri Connery al Festival di Venezia, salta l’ostacolo, gridagli: Connery, divorzia e sposa me!”.
Insomma, mi sono portata Il nome della rosa a letto… ma alla pagina 12 ho gettato la spugna e mi sono addormentata, sentendomi ancora più colpevole. E così ho fatto il sogno che meritavo di fare. Sono entrata in un convento per farmi suora ed espiare così colpe e rimorsi, ho incontrato Sean Connery frate che mi ha fatto rinchiudere in una cella, a lume di candela, senza acqua e senza pane!…
Poi è venuto a prendermi. Gentilissimo. Mi ha condotto in una saletta, mi ha fatto sdraiare su un lettino per un massaggio con un guanto spinoso, un “massaggio riparatore”: proprio così ha detto. Ma non era più un frate, e io non ero più una suora: dal film Il nome della rosa siamo passati al film Mai dire mai. Anche questo l’ho visto almeno dieci volte!!! Lui si spaccia per un fisioterapista e massaggia la schiena di Kim Basinger (ballano anche un tango insieme, nel film, lo sapevate?). Poi Connery taglia la corda e viene sostituito da una massaggiatrice professionista.
Così accade anche nel mio sogno. Confesso che il guanto intessuto con le spine della rosa mi aveva dato piacere, alla fine. Ma Connery se ne va e chi prende il suo posto? Giorgia Meloni, che a dire la verità non mi è per niente simpatica, e che mi sussurra all’orecchio: “Tranquillo, ragazzo: sono più brava di Connery a massaggiare!”. Sì: mi dice proprio ragazzo, e io vedo nello specchio di fronte al lettino che non ero più una donna ma ero diventata il ragazzo del film Il nome della rosa. L’allievo che nel finale, bellissimo, ripete le parole del suo maestro Connery: la verità si manifesta anche negli errori del mondo, così che dobbiamo decifrarne i segni, anche là dove ci appaiono oscuri e intessuti di una volontà tesa al male…
Insomma, mi sono svegliata determinata a leggere quel libro per intero, e ci sto riuscendo. Vivo da sola, sono una vedova di nome Rosa. Non è mai troppo tardi e sono felice di riparare e ricordare un grande uomo come Umberto Eco a modo mio… Magari alla fine riceverò in premio un autografo di Sean Connery, chi può saperlo? Neppure la moglie bassetta di Connery…
—————————- 21 febbraio 2016 —————————-