(Paloma Picasso, foto di Toni Thorimbert)
Una sera di novembre Paloma Picasso ebbe l’occasione di rivedere a casa di una sua vecchia amica di Parigi il film “Tango” di Carlos Saura. E la sua amica disse: c’è una scena rivelatrice in questo film, la scena del Trio Tango; ogni volta che la vedo mi chiedo come abbia potuto passare tutta la mia vita a contendere l’unico uomo che ho amato a una donna che cercava di portarmelo via. Sempre lo stesso uomo e sempre la stessa donna. Io riesco a riprenderlo, a stringerlo tra le mie braccia, penso che sia mio per sempre ma poi arriva lei e ricomincio da capo, lui mi lascia, io lo inseguo, lui mi riprende e poi quella donna tremenda ritorna sulla scena all’improvviso e me lo porta via.
Chi è quella donna? Aveva chiesto Paloma Picasso. Aveva sognato lei stessa qualche notte una storia simile. Aveva sognato di ballare un tango con suo padre. Era poco più di una bambina e suo padre aveva capelli neri folti, lucidi, quasi blu. Poi, una porta della casa si apriva all’improvviso, usciva una donna elegante, bellissima, radiosa, misteriosa, tremendamente bellissima, e gli rubava il padre.
Chi è quella donna? Aveva chiesto Paloma Picasso. E la sua amica: troppo facile, scontato, rispondere mia madre, alla quale contenderei l’amore di mio padre, facile e falso, anche uno psicoanalista me l’ha detto. Non fermiamoci qui. Può essere anche tua madre ma tu devi chiederti chi c’è dietro la maschera di tua madre, poiché quella donna si presenta in scena come una “straniera”, un essere che viene da un altro mondo. E quindi…
Quella notte Paloma Picasso sognò di essere seduta a un tavolino del bar Les Trottoirs de Paris (i Marciapiedi di Parigi), inaugurato nel lontano 1981 dal “Tango Argentino” di Caudio Segovia e Hector Orezzoli. C’era anche, seduto al tavolino alla sua sinistra, Yves Montand. E al tavolino alla sua destra erano seduti due vecchi: il presidente indonesiano Sukarno e Pablo Picasso. Nel sogno Paloma guardò suo padre e gli disse meccanicamente: “Chi è quella donna?”, la stessa domanda che aveva rivolto alla sua amica tre ore prima. Suo padre si alzò e prese posto accanto a lei con due michette di pane, due michette con la forma di due mani, facendo il gioco che gli piaceva fare quando Paloma era ancora una bambina.
Pablo Picasso disse, facendo muovere magicamente, con un battito ripetuto delle palpebre, le due michette sul tavolino: “Paloma chérie, Il tango va ballato come se al posto di due piedi avessimo due mani. Prova e vedrai. Vedrai che chi balla con te può essere un uomo che balla per dimenticare un amore. Ma può essere invece un uomo che balla per accendere quell’amore una volta per sempre”.
Cioè? Chiese Paloma.
E Picasso: “Ci sono pittori che trasformano il sole in una macchia gialla. Ci sono pittori che trasformano una macchia gialla nel sole. Ci sono pittori che trasformano una donna in un’oca. Ci sono pittori che trasformano un’oca in una dea”. Svegliandosi Paloma pensò: ecco la Straniera!… Una dea viene da un altro mondo. E quindi è una straniera. Non potrà mai essere tua madre.
la scena del Trio Tango dal film “Tango” di Carlos Saura
la scena Recuerdo dal film “Tango” di Carlos Saura