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SCUSI, E’ QUI CHE SI IMPARA IL TANGO?

Luciana Savignano! Quando il grande coreografo Maurice Béjart la vide per la prima volta, le disse: “Sembri la reincarnazione della regina Nefertiti”… Volto regale e spigoloso, occhi enigmatici, bocca carnosa… Accadde nell’ascensore della Scala di Milano, era l’anno 1973, da un anno lei era diventata la prima ballerina di quel teatro. Più tardi confesserà: “Sinceramente non so quante volte l’ ho ballato, il Bolero di Béjart, non le ho mai contate… Però il balletto di Béjart a cui sono più affezionata è La Luna, con la musica di Bach…. Maurice seppe cucirmi addosso un personaggio misterioso”. E misterioso è stato l’incontro di Luciana Savignano con la luna nel tango.

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Una grande artista incontra il tango, e il tango incontra la sua vita, i suoi pensieri. Imparando a camminare si comincia a imparare il tango, e ogni passo di Luciana è ogni volta il primo. Sotto le luci al neon di una milonga abbandonata vive un mondo a parte, fatto di ombre e di tracce, di scarpe consumate e di gesti meccanici, di nostalgia e di regole rigide, L’arrivo di Luciana modifica l’equilibrio della milonga, fino a stravolgerlo… Queste parole accompagnano il Tango di Luna che Luciana ha ballato in teatro nel 2009 con la coreografia di Susanna Beltrami. Indimenticabile!

Lo ha ricordato a Teatro Tango la ballerina Vittoria Maggio, che alla Luna ha dedicato alcune riflessioni appassionate e, aggiungiamo, misteriose. E infine emozionanti, dal momento che tra un mese Teatro Tango compie un anno di vita, dopo la messa in scena nella primavera del 2015 di Artemide al teatro Filodrammatici di Milano. E Artemide è la dea della Luna, e la commedia di Paolo Pietroni con la regia di Elisabetta Vicenzi è un pensiero e un tributo ai cento colori della luna e al suo mistero.
Così ci piace oggi ricordare l’incontro di Luciana Savignano con la Luna: “Maurice seppe cucirmi addosso un personaggio misterioso, malinconico, enigmatico, con quel suo modo pudico di porgersi e di nascondersi. Io mi sento così, e lui colse perfettamente la natura della mia personalità…”

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Di notte, sotto la luna, in un posto qualsiasi di questo mondo, nasce il Tango di Luciana. Sotto le luci al neon di una milonga abbandonata vive un mondo a parte, fatto di ombre e di tracce, di scarpe consumate e di gesti meccanici, ripetitivi, di nostalgia e di regole rigide e acquisite. Un cameriere continua a svolgere i suoi riti quotidiani a passo di tango, come se il luogo fosse pieno di gente. È una figura, ambigua, rigida, fredda. Dipende totalmente dallo spazio e dalla situazione in cui si trova, tanto da assorbirne ogni volta i climi e da mettersi sempre al servizio di ciò che accade. Un uomo, seduto per terra con lo sguardo fisso, lucida ossessivamente le sue scarpe da tango. L’arrivo di Luciana modifica l’equilibrio della milonga, fino a stravolgerlo. “Scusi, è qui che s’impara il Tango?” Il primo incontro è un abbraccio.

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Qui sopra, Luciana Savignano nel “Tango di luna”… E’ qui che s’impara il tango?

 

—————————- testo di Paolo Pietroni, 9 marzo 2016 —————————-

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