Ora pro nobis

SAN BARTOLOMEO ORA PRO NOBIS

Il dodicesimo apostolo, San Bartolomeo, è il quarto e ultimo santo che arriva in casa di Paolino nel cuore della notte. E gli svela che ogni persona, uomo o santo che sia, porta a spasso il suo corpo ma insieme la sua immagine cioè la sua idea. Basta saper vedere l’idea di una persona e seguirla passo a passo per arrivare a trovare quella persona. Paolino gli chiede dove lui sia, se nella statua che troneggia nel transetto destro del Duomo o in Paradiso o nell’affresco del Giudizio Universale dipinto da Michelangelo o davanti a lui. “Io sono qui e sono là nello stesso tempo”, gli risponde Bartolomeo, poiché sono l’idea di me stesso”. E si prepara a guardarsi in giro, a scoprire l’idea di Michele, l’amico perduto di Paolino, a inseguire questa idea per raggiungerlo infine. Ci riuscirà? Sarà una grande impresa, sarà un’avventura…

Michelangelo, nel Giudizio Universale della Cappella Sistina, rappresenta Bartolomeo con la propria pelle in mano (fu condannato al supplizio della morte Persiana: scuoiato e poi crocifisso). Sulla maschera del volto che appare sulla sua pelle scorticata, si dice che Michelangelo abbia voluto dipingere il proprio autoritratto. Secondo il Vangelo di Giovanni, Bartolomeo era amico dell’apostolo Filippo. Fu Filippo a parlargli entusiasticamente del Messia quando gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti: Gesù, figlio di Giuseppe di Nazarett». La risposta di Bartolomeo fu molto scettica: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?» Ma Filippo insistette: «Vieni e vedrai». Bartolomeo incontrò Cristo e quanto gli disse fu sufficiente a fargli cambiare idea. Gesù gli disse: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Bartolomeo turbato gli chiese come facesse a conoscerlo e Gesù di rimando: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». L’essere raggiunto da Cristo nei suoi pensieri più intimi, suscitò in lui un’immediata dichiarazione di fede: «Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!» Gesù, allora, gli rispose «Perché ti ho detto che ti ho visto sotto il fico? Vedrai cose maggiori di questa». Nel Vangelo arabo dell’infanzia, è riportato che una donna per intercessione di Maria sdraiò il suo bambino gravemente malato nel letto di Gesù, e quel bambino, Natanaele Bartolmai, un giorno sarà San Bartolomeo.

La più nota scultura di san Bartolomeo è un’opera di Marco d’Agrate, un allievo di Leonardo, esposta all’interno del Duomo di Milano, di fronte al Mausoleo Medici in cui Bartolomeo è appunto rappresentato scorticato con la Bibbia in mano; l’opera è caratterizzata dalla minuta precisione anatomica con cui viene reso il corpo umano privo della pelle, che è scolpita drappeggiata attorno al corpo, con la pelle della testa penzolante sulla schiena del martire. La statua è stata scolpita intorno all’anno 1562. L’opera è caratterizzata dalla minuta precisione anatomica con cui viene reso il corpo umano scuoiato.

Bartolomeo era originario di Cana in Galilea, ma non vi sono indicazioni sulle date di nascita e di morte. Morì probabilmente in Siria verso il 68 d.C. circa. Divenne famoso per la sua facoltà di guarire i malati e gli ossessi. Il suo nome evoca immediatamente la “notte di san Bartolomeo”, cioè quella tra il 23 e il 24 agosto del 1572, quando migliaia di cristiani ugonotti vennero massacrati in Francia dai cattolici: è una tra le pagine più tragiche e buie nella storia dei rapporti tra le Chiese cristiane. Ma san Bartolomeo continua a essere festeggiato il 24 agosto di ogni anno. Idealmente. Poiché a lui viene collegato questo pensiero filosofico: «Qual è il parassita più resistente? Un batterio? Un virus? Una tenia intestinale? Un’idea. Resistente, altamente contagiosa. Una volta che un’idea si è impossessata del cervello è quasi impossibile sradicarla. Un’idea pienamente formata, pienamente compresa, si avvinghia qui da qualche parte».


Di fronte al Mausoleo Medici ecco la scultura più celebre di tutto il Duomo: il San Bartolomeo Scorticato (1562), opera di Marco d’Agrate, dove il santo mostra la pelle gettata come una stola sulle spalle. Lo scultore, con non troppa modestia, si firmò così: Non me Praxiteles, sed Marc’finxit Agrat (Non mi fece Prassitele, bensì Marco d’Agrate).
E’ infine memorabile questo video della Notte di Bartolomeo, seguito da un secondo video sulle arie di “Vincerò” dalla Turandot di Puccini:

ORA PRO NOBIS. In scena al Filodrammatici di Milano il 20, 21, 22 aprile 2017, ore 21. Commedia di Paolo Pietroni, regia di Elisabetta Vicenzi. Musiche: Misa Tango di Luis Bacalov (il famoso direttore argentino autore della colonna sonora del film Il Postino), cantata da Placido Domingo e Ana Maria Martinez.
Teatro Filodrammatici di Milano, 20, 21, 22 aprile 2017. Esclusivamente su invito: Per prenotare il tuo invito manda una mail a info@teatrotango.it scrivendo il tuo Nome, la data prescelta, il numero dei posti (1 oppure 2).

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