Domenica 16 ottobre cade l’anniversario della nascita di Dino Buzzati, 110 anni fa. Lo ricordiamo alla Sala Buzzati di via Balzan 3 Milano, nel cuore del Corriere della Sera, con la replica della commedia messa in scena al teatro Filodrammatici di Milano il giugno scorso. Tra i tanti modi per ricordarlo, questo è certamente il più emozionante. Lo spettacolo inizia alle ore 11, l’ingresso è libero solo con prenotazione (a partire dal 3 ottobre) al numero 02 87387707.
Amor ch’a nullo amato amar perdona… Ricordo come se fosse ieri quando una compagna di classe del liceo Carducci di Milano cominciò a leggere ad alta voce, su invito della professoressa di lettere, quella terzina del quinto canto dell’inferno di Dante. E poi si accese una discussione animata. Cosa intendeva dire Dante? Per quanto appena adolescenti, i ragazzi e le ragazze della terza D avevano avuto qualche esperienza “importante”. Avevano ricevuto o dato qualche rifiuto convinto in amore. Ricordo che la professoressa, alla fine, ci accompagnò passo dopo passo a distinguere tra innamoramento e amore… si può rifiutare l’ostinato corteggiamento, il capriccio di qualcuno che si innamora di noi, ma l’amore è qualcosa di diverso, qualcosa di più, qualcosa di altro..
Eppure molti dubbi erano e sono rimasti.
Nel romanzo “Un amore” di Dino Buzzati ci troviamo di fronte a un uomo (l’architetto Antonio Dorigo) che non è innamorato soltanto di una prostituta, Laide, ma alla fine capisce ai amarla profondamente, nonostante lei non ricambi affatto il suo sentimento. Sappiamo che il libro ripercorre una storia accaduta realmente allo scrittore. Sappiamo che si trattò di un amore reale, non un capriccio ostinato, non un semplice innamoramento che alla fine si spegne nei venti e nelle piogge del tempo, sia pure nell’amarezza di una sconfitta. Scopriamo a poco a poco, attraverso i continui morsi della gelosia, che un uomo può avere addirittura la necessità di essere rifiutato per raggiungere l’amore, non una volta ma ancora una volta. Un uomo. Uno. Perché ogni uomo è diverso dall’altro. E forse ogni amore è diverso da tutti gli altri amori.
Quindi Dante non aveva ragione? Oppure noi abbiamo torto?
Tra i motivi che mi hanno spinto a fare la riduzione teatrale di quel romanzo di Buzzati, lo confesso: “Amor ch’ha nullo amato amar perdona” è stato il più forte. E continua a essere forte, anche dopo che io e il mio compagno di scrittura, Lorenzo Viganò, abbiamo scoperto (con l’aiuto di Freud) la ragione per cui alla fine della storia l’amore tra Dorigo e Laide non si spezza del tutto ma si interrompe, va in corto circuito. Quando lei gli confessa di essere incinta e di volere una bambina. Non un bambino, ma precisamente una bambina. Siamo contenti di essere arrivati a sciogliere questo enigma e di avere capito che la filosofia del tango contempla amori diversi per uomini diversi ma anche la magnifica condanna, per ognuno di loro, a inseguire per tutta la vita sempre quello stesso tipo di amore, qualunque esso sia, nonostante porti con sé il velo nero della malinconia e della sofferenza.
————— Testo di Paolo Pietroni, 26 settembre 2016 —————