Segreti

Piergiorgio

Chirurgo plastico
Buonasera, mi chiamo Piergiorgio, sono un chirurgo plastico.
Un giorno, vent’anni fa, viene nel mio studio una signora. Mi dice: “Dottore, lei mi deve rifare tutta. Da capo a piedi. Io so che lei è bravo nel plasmare una donna quanto uno scultore nel modellare una statua. Non mi dica di no. Io voglio essere una creta nelle sue mani”.
E mi sbatte sotto il naso alcune foto di Catherine Deneuve. Una vaga somiglianza c’era ma ho pensato subito: creta mi sta bene, cretina no. Le donne intelligenti sanno quello che vogliono, non pretendono miracoli. Quelle cretine sì, non sono mai contente. Ti piantano una causa e finisci in tribunale.
“Grazie del complimento signora”, ho detto, “ma perché lei vuole diventare Catherine Deneuve?”
“Perché sono stanca di assomigliare alla Deneuve!” ha risposto. “sono stanca di una vita che assomiglia a una vita. Di un marito che assomiglia a un marito: Di un amore che assomiglia a un amore” Di una casa che assomiglia a una casa. Voglio una casa vera, un amore vero, una vita vera”.
Ho pensato: cretina no ma pazza, forse, sì.
“E suo marito cosa pensa signora?”
Il marito era morto da tre mesi.
Lei dice: “Non era un marito. Era un difetto”.
Il difetto principale di una vita che assomigliava a una vita. Io dovevo cancellare i difetti secondari, quelli fisici. Per aiutarla a essere, non più solo sembrare, la donna che sentiva di essere.
“Dottore, la Deneuve è solo un modello. Io non ho problemi di tempo o di denaro. Mio marito mi ha lasciato una fortuna. Che non assomiglia a una fortuna: è una fortuna. Voglio un naso senza patatina sulla punta, due occhi senza occhiaie, due labbra turgide, un seno che stia su. E soprattutto un bel culo.
Facciamo tutto con calma e molto bene. Dopo tre mesi la signora è una bellissima Deneuve con un bellissimo seno, una bellissima bocca, un naso perfetto. E un bellissimo culo.
Ma i giornali cominciano a pubblicare quelle storie sul silicone che forse fa venire il cancro. E la vedova mi tempesta di telefonate. “Dottore, quanto tempo mi resta da vivere?” Un’eternità, signora. “Ma io questo silicone ce l’ho in bocca”. Non importa signora. “Nelle tette”. Non importa signora. “Nel sedere”. Di sicuro nella testa non gliel’ho messo. Cerchi di ragionare e stia tranquilla…

(continua sul palcoscenico)

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