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PINO DANIELE

Un anno fa, proprio un anno fa, è partito, partito per sempre, e ci ha lasciati soli. Pino Daniele. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente e non potrò mai dimenticare una cosa che soltanto lui sapeva offrire a tutti, a chiunque voglio dire. Il sorriso. Ditemi, vi prego, se avete mai incontrato o visto un uomo che sorride come Pino Daniele e attraverso quel sorriso indescrivibile, unico, non vi guarda soltanto ma suona e canta e vi prende per mano anche senza toccarvi con un dito. Ho detto “indescrivibile” però voglio provarci a descriverlo in qualche modo quel suo sorriso. Posso? Ma sì, prendo in prestito per due minuti una sua canzone, Quanno chiove, tra le belle canzoni che ha scritto la più bella secondo me. Ecco, il suo sorriso assomiglia alla pioggia che cade e ci purifica e ci rende felici di vivere e di amare una donna, quella donna che abbiamo inseguito da quando siamo nati.
Un anno fa. E io l’ho sognato ieri notte, Pino Daniele. Voglio dirlo anche a Geronimo, napoletano come me, che vi ha raccontato il suo sogno su Tom Hanks. Che bel sogno, ma anche il mio non scherza, per quanto non sappia scrivere bene come Geronimo (forse a Teatro Tango c’è un bravo editor che mette ogni parola al suo posto, vero?). Dunque, io ho sognato di essere nel mondo dell’Aldilà. Sono sceso da un treno perché ho visto Pino Daniele camminare tra gli alberi. Ho cercato di raggiungerlo. Invano. C’erano sempre due o tre persone sconosciute davanti a me. Lui andava via veloce. C’era una musica tra i rami. La musica di una sua canzone: Viaggio senza ritorno, credo, anzi ne sono sicuro. Del resto l’ho sognato un anno dopo la sua morte, e se c’è un luogo dove tutti gli uomini prima o poi vanno, dopo la loro “partenza per sempre”, occorre dire che nessuno di loro ha mai raccontato dove si va, con chi si va, che cosa si vede. Mai nessuno. Un viaggio senza ritorno, appunto, neppure un sms!

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Ma io sento che l’Aldilà c’è e il mio sogno lo conferma. Ho visto chiaramente Pino Daniele correre tra gli alberi, come se avesse fretta di raggiungere una meta. “Non chiamarlo”, mi dicevano a turno le due o tre persone sconosciute che mi precedevano. “Non chiamarlo, perché non può voltarsi, altrimenti muore veramente”. So a memoria quella canzone, che dice: il sole nascerà dietro la tua finestra chiusa, non hai più nessuna scusa, e correremo tutto il giorno, in questo viaggio senza più ritorno, e non sei certo l’unico al mondo a chiederti perché…
Mia moglie che insegna latino e greco in un liceo mi ha detto: hai sognato Pino Daniele nei panni di Orfeo che non può voltarsi a guardare la sua Euridice perché altrimenti la perderebbe. E io so che Pino ha amato veramente soltanto una donna: la sua Euridice, e non posso, e non voglio scrivere il suo nome e cognome. Meglio non tornare più indietro, e così non la perdi mai più. Meglio continuare a sorridere e a vederla e immaginarla e toccarla sotto la pioggia, quanno chiove.
Infatti nel sogno la corsa di Pino non è mai finita. Mi sono svegliato che correva ancora! Ho guardato sulla parete di fianco al letto il poster di Diego Maradona. Questo forse non lo sapete neppure voi di Teatro Tango: Pino Daniele ha scritto soltanto un tango su cento e più canzoni: Il Tango della Buena Suerte, un tango su Diego Armando Maradona. Anche per questo ho scritto questo sogno a Teatro Tango. Olé! Mi chiamo Giuliano, tanti saluti a Geronimo, non dimenticatemi. Da un anno mi sento molto più solo. E non ho ancora incontrato la mia Euridice.